Grotta del Sassocolato

Grotta del Sassocolato

Località La Grotta – Castell’Azzara

La Grotta del Sassocolato ha, oltre ad un interesse didattico-educativo-escursionistico un interesse scientifico legato al Carsismo. La Grotta si trova nei pressi di Castell’Azzara (GR) Toscana, loc. La Grotta.

Il geosito costituisce un esempio didattico di fenomeno carsico e delle forme di controllo che la stratificazione ed altre anisotropie planari esercitano sull’evoluzione di una cavità sotterranea.

Fig. 3 – Rilievo plano altimetrico della grotta effettuato da Papalini O., Sarti R., disegno di Papalini O. (Gruppo Speleologico “l’Orso”). 

Inquadramento Geologico del Geosito
Nell’area del geosito affiora parte della successione delle formazioni della Falda Toscana. Il geosito ricade interamente all’interno dell’area di affioramento delle Calcareniti di Montegrossi che è contornato dalle altre formazioni di età comprese fra il Terziario e la parte del Giurassico inferiore della Falda Toscana. Tutta questa area è contornata dalle formazioni del Dominio ligure che a valle è coperta dai depositi argilloso-sabbiosi del Pliocene e che a loro volta sono coperti dalla spessa coltre di depositi ignimbritici relativi al vulcanismo dei Monti Vulsini.

Fig. 1 – Ingresso della Grotta del Sassocolato

Tipi di Rocce che costituiscono il Geosito
La roccia che costituisce il Geosito ha composizione carbonatica, ha colore grigio chiaro ed è denominata calcarenite di Montegrossi o Calcare nummulitico a causa del frequente rinvenimento in loro di fossili (Nummuliti). La sua età è compresa tra il Cretaceo inf. e l’Oligocene (Fazzuoli 1990). nell’area di Castell’Azzara le Calcareniti hanno uno spessore valutabile intorno ai 250-300 metri.

Descrizione del Geosito (Descrizione della Grotta: v. Grotta del Sassocolato)
L’organizzazione della roccia in strati è ben evidente ed altrettanto evidente è la loro giacitura inclinata di circa 40° rispetto all’orizzontale.

All’interno della grotta, parallelamente alla stratificazione, si distinguono chiaramente superfici a geometria irregolare (denti di sega) separate da spessori di roccia variabili da pochi centimetri a 10-15 centimetri. Queste superfici, chiamate tecnicamente superfici stilolitiche, sono ben distinguibili dal corpo roccioso carbonatico di colore grigio chiaro perchè marcate da un materiale di colore scuro (Fig. 2).

Le superfici stilolitiche sono tagliate da piccole faglie dirette con rigetti centimetrici che sono rappresentative, alla piccola scala, della notevole attività tettonica che ha interessato l’edificio montuoso di Castell’Azzara, sezionato da faglie anche di dimensioni chilometriche. Una di queste faglie affiora nei dintorni della grotta del Sassocolato. Le numerose fratture che interessano il corpo roccioso in cui è stato individuato il geosito potrebbero essere collegate all’attività di questa faglia.

 

La grotta si sviluppa secondo tre orientazioni preferenziali. A partire dall’ingresso il primo segmento si sviluppa in direzione NW-SE (N155); il secondo in direzione NNE-SSW (N25); il terzo in direzione circa N-S (N0). 

Fig. 2 – Superfici stilolitiche con spaziatura centimetrica dislocate da piccole faglie dirette.

Le concrezioni della Grotta del Sassocolato
L’interno della grotta offre la vista di tipiche concrezioni che possono fornire importanti informazioni sulla sua genesi.
Numerose vele o cortine, stalattiti e stalagmiti, una “medusa”, curiose maculature a pelle di leopardo, colate e concrezioni a “bignè”, rappresentano le forme più comuni di concrezionamento nella grotta.
Le vele, o cortine, (fig. 5) sono concrezioni a forma di drappo, che si formano per gocciolio e/o scorrimento di acque generalmente verso il basso.

Fig. 5 – Concrezioni a forma di vele e cortine

Le pelli di leopardo (fig. 8) sono scientificamente conosciute con il nome di vermicolazioni argillose. Sono particolari depositi pellicolari sottili di materiale incoerente argilloso depositatosi sulle pareti. Per evaporazione e per attrazione elettrostatica (secondo alcuni anche per attività batterica) le particelle argillose si agglutinano e formano degli aggregati irregolari, discontinui, di esiguo spessore e di piccole dimensioni.

Fig. 8 – Vermicolazioni argillose sulla superficie della parete indicate con il termine di “pelli di leopardo”

Spesso le colate parietali sono andate a ricoprire di uno strato di carbonato di calcio grossi blocchi di fango e depositi di residui insolubili della dissoluzione del carbonato di calcio, formando così fragili concrezioni denominate “a bignè” (fig. 9).  

Fig. 9 – Concrezioni denominate “a bignè”

Spesso le colate parietali sono andate a ricoprire di uno strato di carbonato di calcio grossi blocchi di fango e depositi di residui insolubili della dissoluzione del carbonato di calcio, formando così fragili concrezioni denominate “a bignè” (fig. 9).  

Cosa racconta il Geosito

Come si è formata la grotta del Sassocolato

La grotta del Sassocolato è uno dei migliori esempi di fenomeni carsici ipogei che si conoscano in provincia di Grosseto e nella Toscana Meridionale. Per fenomeno carsico si intende l’espressione morfologica delle molteplici risultanze dell’attacco e della dissoluzione delle rocce carbonatiche per via chimica operata dall’acqua, con meccanismi che vanno sotto il nome di corrosione carsica. Tali meccanismi fanno risentire i propri effetti sia in superficie, sia in sottosuolo.

In superficie, nei dintorni della grotta, il paesaggio è brullo e roccioso, mancano i corsi d’acqua e le sorgenti sono poste a quote basse, in prossimità del contatto tra le Calcareniti di Montegrossi ed i sottostanti litotipi argillosi impermeabili. Tutte le precipitazioni vengono inghiottite dalle innumerevoli fratture e discontinuità presenti nella roccia formando nel sottosuolo un reticolo di flussi idrici che si mantengono attivi solo durante le precipitazioni o alla fusione della neve. Procedendo verso il basso questi flussi idrici effimeri tendono a sviluppare un reticolo idrografico sotterraneo più uniforme che va ad alimentare sia le sorgenti stagionali, sia quelle perenni.

 

La documentata ricorrenza di camini che collegano la grotta con l’esterno, la spiccata verticalità e la progressiva diminuizione del concrezionamento scendendo ai livelli più bassi della grotta sono indici di una chiara evoluzione dall’alto in basso della cavità carsica. Inizialmente il drenaggio doveva essere parzialmente limitato, contribuendo ad un riempimento della cavità e alla conseguente formazione di diagnostiche concrezioni (la medusa) e depositi di fango. Il successivo svuotamento della cavità dovuto all’abbassamento del livello dell’acqua che fuoriusciva attraverso nuovi e più profondi percorsi ha comportato l’esposizione dei depositi fangosi che sono stati variamente incisi (depositi di fango sospesi) e concrezionati (bignè).

Come la struttura geologica ha influenzato il carsismo

Le osservazioni fatte riguardo alla giacitura della stratificazione e dei principali sistemi di frattura riconosciuti nelle immediate adiacenze del geosito e all’interno del geosito stesso portano ad evidenziare il forte controllo che questi elementi stratigrafici e strutturali esercitano sullo sviluppo trasversale e longitudinale della Grotta del Sassocolato.

Fig. 3 – Rilievo plano altimetrico della grotta effettuato da Papalini O., Sarti R., disegno di Papalini O. (Gruppo Speleologico “l’Orso”). 

Osservando la pianta della Grotta si constata che:

– il primo tratto ha orientazione coincidente con la direzione della stratificazione (N110);

– il secondo tratto è orientato secondo il sistema di fratture N155,

– il terzo tratto secondo il sistema di fratture N25;

– il quarto tratto secondo il sistema di fratture N0.

Inoltre il terzo ed il quarto tratto si sviluppano all’incirca secondo la direzione di immersione.

Fig. 3 – Rilievo plano altimetrico della grotta effettuato da Papalini O., Sarti R., disegno di Papalini O. (Gruppo Speleologico “l’Orso”). 

Analizzando invece la sezione di Fig. 3 si nota che il suo sviluppo altimetrico è caratterizzato sostanzialmente da tre tratti. Il primo ed il terzo sostanzialmente orizzontali ed il secondo inclinato di 40°, esattamente come la stratificazione.

Esaminando lo sviluppo altimetrico della grotta e considerando il fatto che la stessa si è sviluppata dall’alto al basso, si possono fare le seguenti considerazioni:

– nel primo tratto (quello più antico) la dissoluzione è proceduta grossomodo orizzontalmente,

– nel secondo tratto è stata fortemente influenzata dalla stratificazione. Non è difficile notare infatti come piano di calpestio e soffitto siano tra loro paralleli ed entrambi inclinati di 40° rispetto all’orizzontale. Questo è anche il tratto più ampio della grotta.

– nel terzo tratto (il più recente) la dissoluzione è proceduta di nuovo grossomodo orizzontalmente.

 

Fig. 6 – Una grossa stalagmite

Il corpo roccioso calcareo alle spese del quale si è sviluppato il carsismo è, come detto, molto stratificato e quindi attraversato da numerose superfici di stratificazione a cui si devono aggiungere le superfici stilolitiche. L’acqua che si infiltra dall’alto, incontrando una superficie inclinata di 40°, ne è condizionata nel suo scorrere e quindi nella sua azione di dissoluzione delle rocce che pertanto saranno erose maggiormente secondo la stratificazione. È quello che verosimilmente è successo nel tratto intermedio. È da capire come mai non sia successo negli altri tratti; una giustificazione potrebbe risiedere nella permanenza di una falda acquifera. 


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PRENOTAZIONI

La Miniera del Morone si può visitare su prenotazione, contattando il signor Giuseppe Ronchini.


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