Il Parco Museo delle Miniere dell’Amiata con decreto del commissario straordinario n. 20 del 07/12/2023 ha approvato il Master plan redatto da PTSCLAS s.p.a. quale strumento propedeutico all’approvazione del Piano di indirizzo previsto dallo statuto dell’Ente

Il master plan intende fornire un accompagnamento per consentire al Parco Museo delle Miniere dell’Amiata di costruire un quadro conoscitivo articolato e completo del contesto, sia in relazione all’ente sia in relazione al territorio su cui insiste, e a definire un sistema valoriale condiviso, sul quale andare a costruire le linee di intervento e di sviluppo strategico.


La proposta operativa di PTSCLAS per l’implementazione del Piano si è attuata di 3 fasi di lavoro:

1. COSTRUZIONE DEL QUADRO CONOSCITIVO

  • Analisi documentale
  • Analisi di contesto
  • Analisi di benchmark
  • Analisi della programmazione
  • Analisi degli stakeholder

Schedatura dei siti minerari 2004

Nel 2004, seppur in gestione provvisoria, il Parco Museo, attraverso il Comitato di Gestione Provvisoria del Parco Museo, aveva già commissionato allo studio associato Arch. Mambrini e Ing. Facciotto l’incarico di monitorare i siti del ex minerari attraverso una prima ricognizione all’interno dei 12 Comuni di pertinenza e una successiva mappatura con relative schede tecniche. Per ogni comune era stato individuato un tema specifico nell’ottica di costituire i tasselli del sistema museale del territorio. Attraverso quello studio furono mappati i dodici comuni della Comunità ed i relativi siti con specifici temi di valorizzazione.

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L’Amiata è rimasta per millenni un contesto geografico a sé stante, con caratteri ambientali, storici e culturali che hanno determinato in parte anche le sue caratteristiche economiche. Ancora per tutto l’Ottocento la società amiatina si basava sull’agricoltura condotta da piccoli proprietari terrieri, con il castagno come principale fonte di alimentazione.

L’industria estrattiva non rappresentava un settore separato rispetto al mondo agricolo: quasi tutti i minatori coltivavano orti fruttati, vigne e oliveti e lavoravano i boschi per alimentare estrazione e lavorazione del cinabro, che richiedevano grandi quantità di legname da costruzione e da ardere.

Negli anni ’50, l’agricoltura dava occupazione ad oltre la metà della popolazione attiva. Gli anni del «miracolo economico» scandirono la crisi e la disgregazione dell’industria mineraria, del sistema mezzadrile (abbandono dei poderi) e del sistema agro-silvo-pastorale (abbandono di molte imprese della piccola proprietà contadina).

Tali processi hanno comportato lo spostamento di residenza nei capoluoghi comunali, specialmente Abbadia San Salvatore, Castel del Piano e Arcidosso dotati di maggiori servizi.

Le istituzioni locali, grazie a finanziamenti statali, hanno cercato di superare la crisi attraverso il varo di prospettive di sviluppo e riconversione economica incentrate su artigianato e piccola industria, contemplate nel Piano di Sviluppo Territoriale dei primi anni ‘70.

Neppure l’innovazione degli anni ’60, che ha visto lo sfruttamento delle energie rinnovabili geotermiche (centrali di Bagnore e Piancastagnaio), ha prodotto, però, sensibili vantaggi in termini occupazionali e di attivazione di altre iniziative produttive.

Ciononostante, accanto all’agricoltura che, continuò a mantenere un suo ruolo economico e di presidio ambientale specialmente nei settori collinari, si svilupparono altre attività economiche come l’artigianato, i servizi, e il turismo, basate su un legame stretto con il territorio, mediante la scelta di prodotti di qualità (vino, olio, castagne, carne di allevamento e selvaggina, latticini, ecc.), di prodotti biologici, e la multifunzionalità delle aziende (agriturismo, tutela e valorizzazione del paesaggio, del bosco e dei suoi frutti).

Se analizziamo il contesto economico locale, invece, possiamo osservare come la maggior parte delle imprese considerate, nel dettaglio 4.601 totali nell’anno 2020, sia polarizzata nel territorio del Comune di Castel del Piano e Abbadia San Salvatore, per un’incidenza del numero di imprese pari al 30% del totale dei comuni considerati nel presente studio. I dati risultano coerenti con la struttura socio-demografica del territorio.

I grafici (vedi immagine sotto) rendono facilmente leggibile la prevalenza di imprese afferenti alle categorie «Commercio, trasporti e alberghi» e «altri servizi» concentrate nei tre comuni di Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio e Arcidosso.

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La valenza naturalistica dell’area Parco è riconosciuta inoltre attraverso le numerose riserve ed aree protette presenti, di seguito le più importanti:

Parco Faunistico del Monte Amiata

Si colloca in un area montana di particolare pregio naturalistico e paesaggistico, si avvale di soluzioni e metodologie espositive moderne e rispettose degli animali e costituisce l’ambiente ideale per la presenza e l’osservazione di numerose specie di fauna selvatica. Il parco faunistico del monte Amiata è una novità nel sistema dei parchi a livello nazionale; si ispira ai Wild Park tedeschi, ma aggiunge a quelle esperienze contenuti ed obiettivi più nuovi e innovative metodologie di fruizione. È uno strumento tecnico e scientifico di sperimentazione e di gestione naturalistica del territorio ed è gestito secondo le direttive degli Enti Locali che lo utilizzano anche per l’organizzazione di attività didattiche e di sensibilizzazione, per le iniziative di studio e di ricerca, per la conservazione di specie animali e vegetali che rischiano l’erosione genetica e la scomparsa

Oasi WWF Bosco Rocconi

Bosco Rocconi è un esempio dell’impegno del WWF e dei suoi soci e donatori. Nel 1995 con l’Operazione Beniamino per le foreste italiane avvenne il primo acquisto di 130 ettari; successivamente una sottoscrizione di soci storici del WWF consentì di ampliare l’area di altri 4 ha di bosco in località “Le Querciolaie”. Dal 1998 l’Oasi è parte della Riserva Naturale Provinciale di Rocconi, compresa nella Zona Speciale di Conservazione (ZSC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) di “Monte Labbro e Alta valle dell’Albegna”. Ciò che caratterizza Bosco Rocconi è la sua natura aspra e selvaggia; alte pareti verticali e pinnacoli rocciosi sovrastano un bosco di latifoglie e due corsi d’acqua, l’Albegna e il Rigo, che confluiscono in un angolo soleggiato e suggestivo prima di imboccare uno spettacolare canyon lungo circa 700 m., frutto della millenaria opera di erosione del fiume.

Riserva Naturale del Monte Labbro

Tra i Siti Natura 2000 della Toscana, la Riserva Naturale del Monte Labbro, situata sul versante sud-ovest del Monte Amiata, è caratterizza da un territorio di media montagna, che va dai 700 ai 1.192 metri, ed occupa una superficie di 667 ettari. Il Monte Labbro è formato da un nucleo prevalentemente calcareo, isolato ed emergente dal territorio circostante, caratterizzato dalla presenza di numerose formazioni carsiche quali doline e inghiottitoi. Sulla cima di tale monte si può visitare l’eremo di David Lazzaretti, il fondatore della Chiesa Giurisdavidica. All’interno della Riserva Naturale si ritrovano boschi misti di latifoglie ad aceri e tiglio, arbusteti a ginepro e prugnolo, castagneti. L’area è caratterizzata da una grande variabilità morfologica che porta a contrasti ben visibili e che mostra un continuo susseguirsi di formazioni collinari ad andamento dolce contrapposte ad aspri rilievi calcarei.

Riserva Naturale del Pigelleto

La Riserva Naturale del Pigelleto si sviluppa su un territorio di 862 ettari tra le province di Siena e Grosseto. Si estende nel comune di Piancastagnaio, sul versante sud orientale del Monte Amiata. Istituita nel 1996, l’area era uno dei principali siti minerari di mercurio del Monte Amiata: all’interno della riserva si trovano ancora due miniere inattive.

L’area protetta comprende una serie di rilievi a morfologia dolce, con l’altitudine maggiore raggiunta da Poggio Pampagliano (969m) che collega il Monte Amiata (1738m), situato a nord, con il Monte Civitella (1107m) in territorio grossetano.

I torrenti Senna e Siele delimitano la riserva rispettivamente a nord e a sud.

La riserva è nata con lo scopo principale di conservare la popolazione relitta di Abete Bianco, localmente chiamato “Pigello”, che qui cresce spontaneo come imponente testimone dell’ultimo periodo glaciale, terminato circa 10.000 anni fa. Il sito è riconosciuto di importanza comunitaria (SIC), con zone di protezione speciale (ZPS) individuate dagli interventi comunitari facenti parte della Rete Natura 2000. Inoltrandosi attraverso vari sentieri e percorsi didattici nel bosco, è possibile scoprire la ricchezza faunistica e vegetale della zona.

2. DEFINIZIONE DI UN SISTEMA VALORIALE

  • Identificazione delle vocazioni dell’ente e territori
  • Analisi dei fabbisogni
  • Individuazione degli assi strategici

Valore storico-culturale

Afferente all’insieme dei beni di carattere storico e culturale siti sul territorio, compresi gli ex siti industriale e/o estrattivi che nel corso dei decenni sono diventati parte della memoria storica dell’area ed elemento fondate della costruzione dell’identità culturale della comunità.

Valore naturalistico

Afferente all’insieme delle risorse naturalistiche che caratterizzano il territorio, dalle materie prime a quelle di tipo ambientale, che caratterizzano l’ecosistema floreale , faunistico e geologico dell’Amiata.

Valore educativo

Afferente a tutte quelle possibilità di apprendimento formale e non che offre il territorio, quindi dalla presenza di musei e servizi di visite guidate fino alla creazione di centri di ricerca per la conservazione e lo studio di materiale archivistico/documentale relativo all’Amiata.

Valore simbolico

Afferente a tutti quegli elementi che identificano il Parco dell’Amiata nell’immaginario collettivo e della comunità locale, dagli elementi di carattere storico/memoriale a quelli paesaggistico/ambientali.

Valore reputazionale

Afferente all’insieme degli elementi che caratterizzano il Parco dell’Amiata, e che per un pubblico esterno possono rappresentare le chiavi narrative d’accesso al brand, esse possono riguardare sia elementi di governance, che ambientali, che economici, che culturali.

Valore economico

Afferente all’insieme delle imprese e realtà produttive che insistono sul territorio, che in parte utilizzano le risorse locali e in parte si legano alla costruzione di nuovi servizi.

Valore generativo

Afferente all’insieme delle risorse primarie e naturalistiche di cui il territorio dell’Amiata è ricco e che, con forme e modalità diverse possono alimentare il tessuto produttivo e generare nuove economie.

Valore relazionale

Afferente all’insieme delle possibilità offerte da una governance partecipata, dallo sviluppo della consapevolezza dei singoli attori, al senso di comunità e di identità, ai processi di progettazione condivisa dal basso al fine di innescare processi decisionali comuni.


3. DEFINIZIONE DELLE LINEE D’AZIONE

Lavorare sul sistema di governance e sul sistema identitario.

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