Nei giorni 29, 30 e 31 luglio 2011 ha avuto luogo la rassegna itinerante “Rosso Cinabro” che quest’anno si è svolta a Castell’Azzara.

Rosso Cinabro è la manifestazione che organizza il Parco Nazionale Museo delle Miniere dell’Amiata, a rotazione, nei quattro comuni minerari: Abbadia San Salvatore, Castell’Azzara, Piancastagnaio e Santa Fiora. Tre giorni intensi, pieni di appuntamenti, con spettacoli teatrali, mostre, concerti, visite guidate ai siti minerari, mercati/scambi di minerali, convegni, concorsi di pittura e degustazioni delle specialità enogastronomiche locali, un modo per mantenere viva la memoria del passato delle nostre comunità, legato all’attività mineraria, e per la promozione turistica dei siti minerari del territorio.

Tra l’altro quest’anno la manifestazione si inserisce nel calendario delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia che ci offre l’occasione per riflettere sulla nostra identità, sul nostro passato e sui valori che lo hanno animato, e darci l’opportunità di conseguire in futuro traguardi impegnativi.

La kermesse si è aperta il 29 luglio con il Convegno: Sara Nathan, Mazzini, i Rosselli e le miniere dell’Amiata, che ha visto come relatori Zeffiro Ciuffoletti, Gigliola Sacerdoti Mariani, Valentino Baldacci, Lucio Niccolai e Francesco Serafini, che si sono succeduti al microfono davanti a una platea numerosa ed estremamente attenta, deliziandola con i loro interventi che hanno tracciato un profilo biografico della protagonista del convegno, Sara Nathan, e dei suoi rapporti con Mazzini, Garibaldi e con altri eroi del Risorgimento italiano, fino ad arrivare ai legami con i fratelli Rosselli e, quindi, con le miniere dell’Amiata. Fra aneddoti e curiosità è stato ricostruito uno spaccato dell’Ottocento che ha risvegliato suggestioni e spunti di riflessione in tutti gli intervenuti .

Nel pomeriggio, nei locali del Palazzo, in P.zza Fratelli Bandiera 10, proiezione no stop di filmati sulle miniere e delle interviste ai minatori, e mostra di attrezzi e documenti di fine Ottocento, provenienti dall’Archivio Rabezzana della miniera. La mostra è rimasta aperta per tutta la durata della manifestazione Rosso Cinabro e i visitatori hanno potuto avvalersi delle spiegazioni degli ex minatori dell’Associazione «Il Basacco», che li hanno guidati nel percorso allestito per l’occasione.

L’inaugurazione della Galleria Ritorta del Cornacchino e del sentiero a essa collegato, ha visto una straordinaria partecipazione di gente sia del comune di Castell’Azzara sia di quelli limitrofi. Alla presenza del Presidente del Parco Museo delle Miniere, dei Sindaci di Castell’Azzara, Semproniano, Piancastagnaio e Abbadia San Salvatore, del Presidente della Comunità Montana Amiata Grossetano insieme ad alcuni assessori, e di quello della Comunità Montana Amiata Val d’Orcia, nonché di altre personalità, è stato, metaforicamente parlando, tagliato il nastro e, dopo un’ampia trattazione dei lavori realizzati per recuperare e mettere in sicurezza il sito, grazie all’intervento del Parco, si sono svolte le visite che hanno visto all’opera, per oltre due ore, tre guide ambientali. Lo spettacolo del sentiero che conduce alla galleria, immerso in una natura lussureggiante, prima, e poi degli stretti cunicoli scavati dall’uomo nel diaspro, una roccia silicea localmente detta «focaio», utilizzando la sola forza delle braccia, è emozionante e suscita nel visitatore una particolare suggestione. Lungo la galleria la compattezza del diaspro, con numerose vene e spalmature, lascia spazio a delle fratture e faglie che nel tempo si sono riempite di argilla, impregnata di solfuro di mercurio, meglio noto come cinabro, perché le acque che risalivano dalle profondità, lo portavano in superficie. Il tratto più affascinante è quello dove le pareti sono completamente bianche e brillanti, perché ricoperte di uno strato di carbonato di calcio che in alcuni punti è abbastanza spesso da formare un accenno di stalattite.

Nella frazione di Selvena si è svolta la visita guidata al sito archeologico di Rocca Silvana, un castello medievale aldobrandesco del quale si ha notizia già dal IX secolo, situato a difesa dell’area mineraria del Morone, conosciuta in passato perché ricca di antimonio e vetriolo, nonché di mercurio. Dalla sommità del costone roccioso su cui si erge la Rocca, che spazia sulla valle del fiume Fiora, parte un sentiero che raggiunge il villaggio minerario del Morone. La caratteristica più interessante di questo sito è la possibilità di seguire l’intero ciclo di lavorazione del cinabro, dall’uscita dalla galleria, mediante carrelli trainati dal locomotore, passando per il frantumatore e per l’essiccatore per arrivare, grazie al nastro trasportatore, ai forni, dove il minerale veniva cotto ad alte temperature per estrarre il mercurio presente al suo interno. 
Al Morone si può vedere l’evoluzione della tecnologia di estrazione che va dai primi forni «a storte» fino ai cosiddetti Pacific. Oltre a questi è possibile osservare ancora integri, unico esempio sull’Amiata e nel mondo, i forni Cermak-Spirek. La visita al sito del Morone, come alla Rocca, ha visto la partecipazione di una folla numerosa ed è stata condotta dal Comitato degli ex minatori di Selvena che hanno anche allestito una mostra fotografica e di utensili minerari nella loro sede, situata in un edificio, avuto in concessione dal Comune, posto all’ingresso dell’area mineraria.

Più tardi, sempre a Selvena, al Parco Verde, il Convegno Rocca Silvana, dal passato al presente con uno sguardo al futuro, con relatore Carlo Citter.

31 luglio. Al mattino, a partire dalle 9.00 sono state effettuate visite guidate ai siti minerari e alla scoperta della Castell’Azzara medievale che hanno coinvolto dalle 40 alle 50 persone, che alle 11.00, si sono spostate al Villaggio minerario del Siele dove si poteva visitare la Galleria Emilia, riaperta di recente, per poter regalare ai visitatori una visione, il più vicino alla realtà, del lavoro in miniera. L’avvenimento ha richiamato numerose persone da tutti i comuni dell’Amiata perché nel comprensorio è l’unico posto dove è possibile entrare in una galleria vera e non in una ricostruita.
La parte visitabile dell’Emilia si estende per circa 300 metri percorsi i quali si raggiunge l’imbocco del Pozzo Uno che, quando la miniera era funzionante, permetteva di raggiungere i livelli sottostanti che si sviluppavano per 250 metri verso il basso e per 50 verso l’alto. In tutto la galleria Emilia era lunga 4 chilometri.

Nel pomeriggio in uno slargo di Via Dante Alighieri, l’Associazione Arké ha condotto un laboratorio sulla fusione e coniazione delle monete antiche, che si è concluso con la fabbricazione della moneta di Filippo il Macedone, datata circa 300 a.C., rinvenuta dall’ingegner Jasinski nel 1878-79, al Cornacchino, nella Galleria detta dei Francesi, insieme a uno scheletro umano, col teschio completamente impregnato di cinabro, e a una scodella etrusca.

Più tardi, il concerto Sonata per l’Unità d’Italia con le bande musicali di Castell’Azzara, Selvena e Semproniano, che si sono esibite alla presenza di numerose persone, e al cui termine si è tenuta la Premiazione del Primo Concorso di Pittura Estemporanea che ha visto una folta partecipazione di artisti, anche stranieri, e ha permesso al Parco di acquisire varie opere, diverse per stile e tecnica, che andranno a costituire la pinacoteca del Parco Nazionale Museo delle Miniere dell’Amiata.

Gran finale di Rosso Cinabro con una spolentata al tartufo per tutti mentre le dolci note della musica degli Organicanto si diffondono nell’aria a chiudere una tre giorni intensa e molto partecipata, che sicuramente aprirà le porte a una più ampia fruizione dei siti minerari del territorio.

Testo scritto da: Anna Lazzeri